sabato 6 dicembre 2014

La mostra

Foto di Luigi Esposito che ringrazio
Per la prima volta nella mia vita ho avuto l'opportunità e il privilegio di esporre mie foto in solitaria. Quest'anno ho partecipato alla selezione per esporre una serie di fotografie all'interno del circuito off affilitao al piu' complessivo WeLovePh di Lucca.
Le mie fotografie sono state scelte da una giuria di esperti, avevo inviato 12 immagini e ne sono state scelte 8 che sono esposte al Ristorante Puccini di Lucca dal 29 Novembre al 14 Dicembre 2014.

Una piccola mia presentazione e una descrizione del progetto di cui le foto fanno parte:

Sono nato a Reggio Emilia il 4/4/1959, vivo a Modena da lungo tempo, di professione sono informatico.

Perché e come ho iniziato a fotografare:
Ho iniziato a fotografare alla fine degli anni 70 con una Zenit. Ho trovato che il linguaggio fotografico mi si addicesse come mezzo espressivo. Ho proseguito per diversi anni a fotografare “privatamente”, solo per me stesso, ho avuto anche momenti di pausa, le mie immagini erano esclusivamente per me, con l'avvento di internet ho provato a condividerle con altri e ho conosciuto diverse comunità virtuali dove misurami anche con altri, per fortuna queste comunità, in molti casi, sono diventate anche reali. Ho avuto la possibilità e la fortuna di incontrare diverse persone con le quali continuo il cammino fotografico. Ho sempre fotografato in analogico e nonostante i tempi continuo. Utilizzo reflex, macchine a telemetro e una biottica.

Foto in Mostra - Rimettere in fila i corridoi:
Questo lavoro non ha mai avuto una genesi e nemmeno, probabilmente, una conclusione, e' nato nel tempo, non ha uno sviluppo organico.
I corridoi, i portici hanno sempre attratto la mia curiosità.
Qualche tempo fa facendo ordine tra le mie fotografie ho fatto caso alla grande quantità di immagini di corridoi e portici. Le ho un po' organizzate e fatto una salutare selezione.
Nelle mie peregrinazioni fotografiche continuo a cercare e fotografare corridoi e portici.
Il progetto prosegue, questa e' una tappa nella quotidianità.

Foto in mostra:
Venezia Biennale Arte




Reggio Emilia Manicomio criminale



Lucca Ex manifattura tabacchi


Rima Maxxi

Reggio Emilia Chiostri di San Pietro


Reggio Emilia Chiostri di San Pietro



Reggio Emilia Chiostri di San Pietro


Reggio Emilia Chiostri di San Pietro

Foto non in mostra

Venezia 


Modena Caserma Menotti


Roma mercati Traiani


Reggio Emilia Chiostri di San Pietro



mercoledì 3 settembre 2014

La storia (Normandia)


Solitamente molti di miei scritti prendono spunto da una foto scattata da me. Questa volta vorrei partire da una foto, conosciuta, scattata da Robert Capa sulla spiaggia di Omaha Beach durante la prima ondata dello sbarco in Normandia delle truppe anglo statunitensi il 6 Giugno del 1944. 

Quest’anno mi sono recato su quei luoghi descritti in molti libri ed in altrettanti film, alcuni molto noti; la spiaggia di Colleville sur Mer, conusciuta universalmente come Omaha beach e’ lunga e profonda con una sabbia sottile, quasi impalpabile, l’oceano e’ calmo, l’acqua dona un piacevole fresco ai piedi, un vento freddo pulisce i pensieri in testa e mi consente di immaginare lo sbarco di migliaia e migliaia di soldati.

 Credo che si possa solo lontanamente provare a comprendere ciò che può essere accaduto il giorno del D-Day Ho preferito rimanere un po’ sulla sabbia della spiaggia e godere la bella vista che la giornata limpida ci ha riservato pensando al sacrificio di tante persone che su quella spiaggia sono cadute e a quanti, tornati alle loro case, possano aver sofferto per l’esperienza.

Cimitero Militare americano Omaha beach
Ritornando verso la collina che sovrasta la spiaggia sapevo già cosa mi aspettava, molte immagini descrivono il luogo, ma arrivato alla sommità’ della collina l’impressione che la vista trasferisce e’ forte, una emozione intensa sale rapidamente al cuore, le bianche croci, le stelle di David che ti si presentano davanti toccano profondamente, il loro allineamento, quasi a perdita d’occhio, inquieta l’animo.

In quei prati ordinati, che sembrano il proseguimento erboso della sabbia sulla spiaggia, mi sono sentito molto solo, mi ha pervaso una condizione contemplativa, penso ci fosse veramente molto silenzio, dico penso perchè non mi sono ben reso conto se il silenzio esistesse realmente oppure fosse una mia, esclusiva, impressione.

Ritornando a Capa, ho letto anche il libro Leggermente fuori fuoco versione italiana, pubblicata da Contrasto di Sligtly out of focus che e’ l’autobiografia di Capa che racconta la sua vita di reporter di guerra nelle campagne d’Africa, Italia e Francia fino alla fine della seconda guerra mondiale. Una lettura davvero molto partecipata, nella quale Capa si rivela un fine narratore con una scrittura scorrevole e ritmica venata di una bella dose di ironia. Lo sbarco in Normandia viene descritto molto crudamente, fa comprendere come possa essere stata la situazione sulla spiaggia appena avvenuto lo sbarco.

Cimitero inglese Bajeux
Oltre al cimitero militare americano ho avuto la possibilità di visitare anche quello britannico a Bajeux, qui le lapidi sono tutte uguali, più ravvicinate, il cimitero e’ a ridosso di una strada dove passano le auto, anche qui la sensazione di silenzio, almeno che io ho avuto, e’ stata molto forte, intensa.

Oltre a soldati britannici ci sono anche australiani, canadesi sudafricani neozelandesi, anche qui viene evidenziata la differenza religiosa: mussulmani, cristiani ed ebrei riposano vicini. L’unica considerazione che riesco a fare e’ di rammarico: purtroppo la storia e il sacrificio di tante persone non hanno insegnato nulla, oppure, non hanno insegnato nulla a chi governa gli stati i quali non ricercano strade diplomatiche e politiche per risolvere le loro controversie.

La storia si ripete, e si ripete nelle sue peggiori forme.
Omaha beach Agosto 2014

lunedì 7 aprile 2014

Amicizie fotografiche

Sono un appassionato di fotografia, nonostante l'avvento prorompente della tecnologia digitale, sono rimasto avvinghiato a quella analogica, una scelta consapevole dei pregi e dei difetti, continuo a perpetrarla, unico neo l'assenza quasi cronica di tempo per la pratica.
Ovviamente non si può rimanere completamente indenni dalle contaminazioni digitali in campo fotografico. Chi di noi oggi non usa un cellulare, uno smartphone? Moltissimi, e gli appassionati di fotografia installano sul proprio cellulare applicazioni fotografiche delle più svariate. Lo scorso anno ho assistito a Lucca ad una interessante conferenza del'affermato fotografo Maurizio Galimberti che e' noto anche per la sua predilezione di scattare quasi esclusivamente Polariod per presentarle singolarmente oppure come collage, quello che più mi ha attratto nella conferenza e' stato il discorso sulla contaminazione tra stili e tecnologie fotografici e l'esaltazione dell'imperfezione.
In quella occasione avevo già scattato, precedentemente alla conferenza, diversi ritratti attraverso il cellulare a vari amici che in quel contesto diventano "amici fotografici". Ritornando a casa con un bel quantitativo di ritratti ho approfondito i discorsi enunciati alla conferenza e ho confezionato una lunga galleria di immagini.
La cosa e' diventata mano a mano un progetto che spero incrementi, nel tempo, il numero di ritratti.
Il tutto e' partito da un'applicazione da cellulare: IncredeBooth:
una sorta di cabina per foto tessere che consente di scattare 4 immagini e le pone su una striscia proprio come succedeva nelle vecchie cabine.
Da li', accogliendo il suggerimento di Galimberti: la contaminazione, ho isolato alcune singole foto tessera sulla striscia e con l'ausilio di un'altra applicazione per Pc: Instant ho generato una Polariod del ritratto.  Il risultato e' una composizione che comprende 4 ritratti di singoli amici fotografici o in coppia.











Created with flickr slideshow.

venerdì 28 febbraio 2014

Tai di Cadore - naja e zona di guerra

Tai di Cadore, e’ una località’ alpina nel bellunese a pochi chilometri da Pieve di Cadore abbastanza vicino a Cortina D’Ampezzo.
Ho frequentato il luogo durante il servizio militare per un campo invernale al quale ero stato assegnato agli inizi di dicembre  del 1982.
Passo Carbonin Dic. 1982
Siamo partiti da Bolzano alla mattina abbastanza presto passando per Dobbiaco, Bressanone, costeggiando la vecchia ferrovia Dobbiaco Cortina Callalzo, attraversando il Passo Carbonin per passare da  Cortina e successivamente arrivare a Tai di Cadore.
Ho avuto la fortuna, pur non essendo graduato, di fare il viaggio nella cabina del camion che trasportava il materiale del magazzino essendo il magazziniere della mia compagnia, la prima, del 4 Battaglione trasmissioni Gardena di stanza a Bolzano, gli altri compagni hanno fatto il viaggio nei cassoni dei camion, non certo un viaggio confortevole.
Tai di Cadore Dic. 1982
Il giorno dopo il nostro arrivo alla Caserma Calvi, della brigata Cadore a Tai, effettuiamo una marcia della compagnia, senza armi, per arrivare  sino alla diga sul lago Cadore nella parte meridionale. Nonostante l’inverno la temperatura era mite, anche l’atmosfera tra gli ufficiali e la truppa era molto cameratesca. Diciamo che la marcia si e’ tradotta in una sorta di gita in grigio verde.
Non essendo impegnato in attività’ tecniche il mio compito, come quello del furiere, era  solamente di appoggio logistico e amministrativo, l’armiere aveva compiti di maggiore responsabilità dovendo sovra intendere alla custodia e consegna delle armi.
Tai di Cadore Dic 1982 Armiere: Claudio Meschiari, Mengoli,
Furiere: Marcello Dolcini, S.Ten. Chiappini,
Magazziniere: Enrico Barbieri

Il paese a parte la caserma, nella quale eravamo  ospitati, ed un piccolo bar non forniva grandi distrazioni, la vicina Pieve di Cadore ci accoglieva nelle sere di libera uscita, l’abbigliamento era militare: calzoni alla zuava, stupida, il cappello in panno che si utilizza per le azioni e giacca a vento con cinturone.  
Alla domenica con una corriera di linea alcuni di noi hanno invaso una Cortina quasi deserta, i pochi passanti ci guardavano sorridendo: probabilmente l’abbigliamento inconsueto e l’abitudine dei militari a girare intruppati anche quando si e’ in libera uscita sollecitava l’ilarita’ e la curiosita’.
La permanenza e’ stata piacevole ed interessante, la vita in comune ha esaltato i rapporti umani il ritorno a Bolzano con l’aspettativa del periodo natalizio e’ stato un’ottimo rientro.
Tai di Cadore 3 Dicembre 1982




















Tai di Cadore 6 Settembre 1915

Tai di Cadore 6 Settembre 1915


Altro stato d’animo deve avere avuto il mittente di questa lettera, un alpino che scrive ai suoi famigliari al suo paese probabilmente dalla stessa caserma di Tai di Cadore dove sono stato io. Il periodo e’ quello della prima guerra mondiale, la data e’ del 6 Settembre 1915.
L’alpino Vittorino Speca del 7° Alpini 268° Compagnia , dalla Zona di guerra scrive alla madre Filomena a Corropoli (Teramo). Nella sua lettera avverte la madre che all’indomani ritornera’ al fronte, rassicura che adempira’ al suo dovere per fare grande la Patria. Spera che le sorelle e i fratelli siano amabili verso la madre. Raccomanda a tutta la famiglia di pregare affinche’ si possano rivedere dopo che l’Italia abbia raggiunto i suoi ideali, chiude con un affettuoso bacio alla madre, alle sorelle ed ai fratelli.

Ritrovo un’altra lettera successiva dell’alpino Vittorino:
Egregio Sig. Ferdinando, Per altri pochi giorni sono costretto a rimanere tappato in questo ospedale, a causa di non essere ancora in una perfetta e completa sanità. Voglia Iddio col presto farmi essere guarito, per poter raggiungere i miei compagni, là dove il cannone tuona e la Patria chiama. Sono orgoglioso di poter dare di nuovo il mio sangue in una santa guerra, guerra di diritti e rivendicazioni! Colla speranza di rivederci e poterci abbracciare a Trieste. Vi saluto affettuosamente. Vostro concittadino Speca Vittorino.
La lettera proviene dall’Ospedale di Riserva, Corso Cavour, di Vercelli, nel quale l’alpino sta trascorrendo una convalescenza dovuta ad una ferita.
I contenuti della lettera ricalcano quelli della precedente anche se il linguaggio è maggiormente formale in quanto indirizzata non ad un parente stretto.
Scopro che un Vittorino Speca nel 1951 arriva a New York.
Mi piace pensare che quest’alpino cosi’ legato alla Patria dopo aver combattuto orgogliosamente per essa sia riuscito a tornare a casa, baciare i suoi famigliari e salutare il Sig Ferdinando, segno di aver salvato la ghirba