venerdì 28 febbraio 2014

Tai di Cadore - naja e zona di guerra

Tai di Cadore, e’ una località’ alpina nel bellunese a pochi chilometri da Pieve di Cadore abbastanza vicino a Cortina D’Ampezzo.
Ho frequentato il luogo durante il servizio militare per un campo invernale al quale ero stato assegnato agli inizi di dicembre  del 1982.
Passo Carbonin Dic. 1982
Siamo partiti da Bolzano alla mattina abbastanza presto passando per Dobbiaco, Bressanone, costeggiando la vecchia ferrovia Dobbiaco Cortina Callalzo, attraversando il Passo Carbonin per passare da  Cortina e successivamente arrivare a Tai di Cadore.
Ho avuto la fortuna, pur non essendo graduato, di fare il viaggio nella cabina del camion che trasportava il materiale del magazzino essendo il magazziniere della mia compagnia, la prima, del 4 Battaglione trasmissioni Gardena di stanza a Bolzano, gli altri compagni hanno fatto il viaggio nei cassoni dei camion, non certo un viaggio confortevole.
Tai di Cadore Dic. 1982
Il giorno dopo il nostro arrivo alla Caserma Calvi, della brigata Cadore a Tai, effettuiamo una marcia della compagnia, senza armi, per arrivare  sino alla diga sul lago Cadore nella parte meridionale. Nonostante l’inverno la temperatura era mite, anche l’atmosfera tra gli ufficiali e la truppa era molto cameratesca. Diciamo che la marcia si e’ tradotta in una sorta di gita in grigio verde.
Non essendo impegnato in attività’ tecniche il mio compito, come quello del furiere, era  solamente di appoggio logistico e amministrativo, l’armiere aveva compiti di maggiore responsabilità dovendo sovra intendere alla custodia e consegna delle armi.
Tai di Cadore Dic 1982 Armiere: Claudio Meschiari, Mengoli,
Furiere: Marcello Dolcini, S.Ten. Chiappini,
Magazziniere: Enrico Barbieri

Il paese a parte la caserma, nella quale eravamo  ospitati, ed un piccolo bar non forniva grandi distrazioni, la vicina Pieve di Cadore ci accoglieva nelle sere di libera uscita, l’abbigliamento era militare: calzoni alla zuava, stupida, il cappello in panno che si utilizza per le azioni e giacca a vento con cinturone.  
Alla domenica con una corriera di linea alcuni di noi hanno invaso una Cortina quasi deserta, i pochi passanti ci guardavano sorridendo: probabilmente l’abbigliamento inconsueto e l’abitudine dei militari a girare intruppati anche quando si e’ in libera uscita sollecitava l’ilarita’ e la curiosita’.
La permanenza e’ stata piacevole ed interessante, la vita in comune ha esaltato i rapporti umani il ritorno a Bolzano con l’aspettativa del periodo natalizio e’ stato un’ottimo rientro.
Tai di Cadore 3 Dicembre 1982




















Tai di Cadore 6 Settembre 1915

Tai di Cadore 6 Settembre 1915


Altro stato d’animo deve avere avuto il mittente di questa lettera, un alpino che scrive ai suoi famigliari al suo paese probabilmente dalla stessa caserma di Tai di Cadore dove sono stato io. Il periodo e’ quello della prima guerra mondiale, la data e’ del 6 Settembre 1915.
L’alpino Vittorino Speca del 7° Alpini 268° Compagnia , dalla Zona di guerra scrive alla madre Filomena a Corropoli (Teramo). Nella sua lettera avverte la madre che all’indomani ritornera’ al fronte, rassicura che adempira’ al suo dovere per fare grande la Patria. Spera che le sorelle e i fratelli siano amabili verso la madre. Raccomanda a tutta la famiglia di pregare affinche’ si possano rivedere dopo che l’Italia abbia raggiunto i suoi ideali, chiude con un affettuoso bacio alla madre, alle sorelle ed ai fratelli.

Ritrovo un’altra lettera successiva dell’alpino Vittorino:
Egregio Sig. Ferdinando, Per altri pochi giorni sono costretto a rimanere tappato in questo ospedale, a causa di non essere ancora in una perfetta e completa sanità. Voglia Iddio col presto farmi essere guarito, per poter raggiungere i miei compagni, là dove il cannone tuona e la Patria chiama. Sono orgoglioso di poter dare di nuovo il mio sangue in una santa guerra, guerra di diritti e rivendicazioni! Colla speranza di rivederci e poterci abbracciare a Trieste. Vi saluto affettuosamente. Vostro concittadino Speca Vittorino.
La lettera proviene dall’Ospedale di Riserva, Corso Cavour, di Vercelli, nel quale l’alpino sta trascorrendo una convalescenza dovuta ad una ferita.
I contenuti della lettera ricalcano quelli della precedente anche se il linguaggio è maggiormente formale in quanto indirizzata non ad un parente stretto.
Scopro che un Vittorino Speca nel 1951 arriva a New York.
Mi piace pensare che quest’alpino cosi’ legato alla Patria dopo aver combattuto orgogliosamente per essa sia riuscito a tornare a casa, baciare i suoi famigliari e salutare il Sig Ferdinando, segno di aver salvato la ghirba





1 commento:

  1. Vorrei sapere se ci sono altre foto del furgone dal quale è stata scattata la prima foto, ed eventualmente qualche foto dello stemma del reparto riportato sui mezzi.
    Grazie Marco

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